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BEST REGARDS - studio

Marco d'Agostin

BEST REGARDS - studio

Marco d'Agostin

28 Agosto 2020 | 21.00
Sala Jacopo da Ponte,
Bassano del Grappa
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Prezzo: 5€


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Best Regards è la lettera di D’Agostin a Nigel Charnock, scomparso nel 2012. Tra i fondatori dei DV8 negli anni ’80, performer e coreografo, i suoi spettacoli sono ricordati come esplosioni ipercinetiche.

coproduzione del festival

un progetto di e con
Marco D’Agostin

ricerca sonora
LSKA

consulenza scientifica
The Nigel Charnok Archive Roberto Casarotto

consulenza drammaturgica
Chiara Bersani, Tabea Martin

movement coach
Marta Ciappina

vocal coach
Melanie Pappenheim

luci
Giulia Pastore

direzione tecnica
Paolo Tizianel

cura e promozione
Marco Villari

produzione
VAN

coproduzione CCN2 de Grenoble, Rencontres chorégraphiques de Seine Saint-Denis, KLAP Maison pour la danse à Marseille con il supporto di Centrale Fies, CSC/Centro per la Scena Contemporanea Bassano del Grappa, Crossing the Sea

Best Regards è la lettera di D’Agostin a Nigel Charnock, scomparso nel 2012, che D’Agostin ha conosciuto nel 2010 proprio a Bassano durante un workshop promosso da Operaestate. Charnock era stato uno dei fondatori dei DV8 - Physical Theatre negli anni ’80, e aveva poi proseguito in solitaria come performer e coreografo, dando vita a una formidabile serie di assoli. Con i suoi spettacoli, esplosioni ipercinetiche in cui il canto, la danza, il grido, la messinscena, la finzione e la realtà palpabile della performance venivano cucite attorno ad un vuoto abissale, ha allargato le maglie del genere “danza contemporanea”. In lui tutto era energia, desiderio, volontà. Proprio per questo l’incontro di D’Agostin con Charnock ha segnato una linea netta nel suo modo di pensare la performance: dopo di lui, la possibilità di una danza è per Marco la possibilità che tutto in scena accada, simultaneamente. Best Regards non è un tributo, ma di sicuro un saluto. E’ un assolo vorace, una lettera scritta a qualcuno che non risponderà mai. Un lavoro sulla rabbia, soprattutto sulla rabbia del primo amore: quello che c’era prima che la danza diventasse un mestiere. Prima della scrittura, della progettazione, della restituzione di un senso e di un’unità. L’amore che era solo stare sul palco, di fronte agli altri, sudato e livido, a cantare e danzare.