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TAKING CARE OF BABY

di Dennis Kelly con ISABELLA RAGONESE

TAKING CARE OF BABY

di Dennis Kelly con ISABELLA RAGONESE

12 December 2013 | 21.00
Teatro Remondini,
Bassano del Grappa
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Prezzo: Platea: intero 25.00 ridotto 22.00 - Galleria: intero 16.00 ridotto 14.00


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Lo spettacolo è un moderno dramma dei nostri giorni, che mescola il linguaggio televisivo con quello teatrale, trascinando il pubblico in un mondo in cui si confondono verità e finzione.
Diretto da Fabrizio Arcuri, con le musiche dei Subsonica, interpretato da una magnifica Isabella Ragonese, lo spettacolo è un moderno dramma dei nostri giorni, che mescola il linguaggio televisivo con quello teatrale, trascinando il pubblico in un mondo in cui si confondono verità e finzione. La storia è tratta dalle vicende giudiziarie di Sally Clark e Angela Cannings, i corrispettivi inglesi del caso Cogne. Il testo è costruito su interviste e documentazioni dei due casi, e ancora una volta la realtà mediatica è diversa dalla vita. Una donna viene accusata di aver assassinato i suoi due bambini. Una Medea contemporanea, insomma. Una voce, la cui origine è sempre incerta (dentro o fuori dalla storia, o dallo spettacolo), pone domande ai protagonisti della vicenda, li richiama ad assumere una posizione, nel tentativo di ricostruire la storia di cui se ne conoscono solo i tragici esiti, nell’intenzione di rimettere insieme i pezzi di un mosaico la cui ricomposizione non è mai definitivamente certa. Ognuno sente di avere una colpa da cui tenta di difendersi: nessuno è innocente quando una madre arriva a compiere un gesto così tragico. La responsabilità, anche se non diretta, è sempre diffusa: è una responsabilità sociale, psicologica, relazionale. C’è anche la colpa di chi non ha fatto nulla per evitare la tragedia. La colpa è antica, storica in qualche modo. Anche il filtro mediatico rende partecipi di quel dolore, e insieme, in un modo più o meno consapevole, collusi con quel gesto. Lo spettatore, televisivo o teatrale che sia, può e deve scegliere a cosa credere. La sua diventa così una posizione naturalmente critica rispetto alla storia e alla sua rappresentazione. La domanda è necessaria e inaggirabile: a cosa credere? a chi credere? Questo è il racconto di una battaglia tra la tenerezza inguaribile di una tragedia e il tentativo artificioso e lucidamente perverso del suo racconto. Una battaglia tra la verità sempre rimandata e nascosta, ma per sua natura sempre reale, e la finzione plastica della rappresentazione. Una battaglia che coinvolge tutti, che chiede a tutti di scegliere da che parte stare. Uno spaesamento e un turbamento di chi prova a capire dove sia la verità.