LA FABBRICA DEI PRETI
di e con GIULIANA MUSSO
LA FABBRICA DEI PRETI
di e con GIULIANA MUSSO
08 January 2014 | 21.00
Prezzo: Platea: intero 25.00 ridotto 22.00 - Galleria: intero 16.00 ridotto 14.00
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Giuliana Musso realizza il suo lavoro più complesso e commovente, un piccolo gioiello teatrale, che finora ha saputo conquistare il cuore di centinaia di spettatori.
I seminari degli anni ’50 e ’60 hanno formato una generazione di preti che sono stati ordinati negli anni in cui si chiudeva il Concilio Vaticano II e si apriva l’era delle speranze post-conciliari. Una generazione che fa il bilancio di una vita. Una vita da preti, che ha attraversato la storia contemporanea e sta assistendo al crollo dello stesso mondo che li ha generati. Giuliana Musso realizza il suo lavoro più complesso e commovente, un piccolo gioiello teatrale, che finora ha saputo conquistare il cuore di centinaia di spettatori.
Istituiti nel ‘500, dopo il Concilio di Trento, come strumento di rigore della Controriforma, i seminari sono stati luogo di formazione o dissoluzione della personalità di giovani destinati ad essere pastori di greggi cristiani o scappati lungo altre strade. Luoghi del silenzio e della sublimazione, ma anche della castrazione dell’identità e di ogni relazione con l’altro (in primis con l’altro femminile). Luoghi di cultura del rigore e di grandi contraddizioni. A questi luoghi Giuliana Musso ha dedicato “La fabbrica dei preti”. (...) lo spettacolo ha un impianto solido, è scritto con lucidità profondamente umana, è equilibrato, non prende posizioni ma è attraversato da una costante propensione costruttiva. È soprattutto un lavoro che unisce memoria e vivacità umana, dogmi e commozione, immagini e suoni capaci di condensare un “piccolo mondo antico” che sembra più lontano di quanto non sia davvero. La differenza, naturalmente e per fortuna, la fa Giuliana Musso. Intensa, versatile, intima nei toni e terribilmente verosimile nel dare corpo e voce al dolore, alle paure, alle fragilità di un popolo di preti “fabbricati” in vitro senza tener conto che la vita reale li avrebbe spiazzati. Con un efficace contrappasso, l’attrice oppone la lettura di brani dal regolamento dei seminari, paradossali nell’essere fuori dalla realtà, alle storie vere (o verosimili) di un prete spretato e sposato, di un missionario iperbolico e polemico con il puritanesimo e le gerarchie, di un giovane emiliano strano e remissivo provato nella psiche dalla vita in fabbrica e divenuto prete-operaio. Curando ogni particolare (...) la Musso diventa carne e pensiero, lacrime, dubbi e ideali di quegli uomini toccati da una grazia pesante e gravati di una missione impervia. (...) (Giambattista Marchetto)