MILITE IGNOTO - quindicidiciotto
Mario Perrotta
MILITE IGNOTO - quindicidiciotto
Mario Perrotta
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uno spettacolo di e con Mario Perrotta
tratto da “Avanti sempre” di Nicola Maranesi
e dal progetto
“La Grande Guerra, i diari raccontano”
a cura di Pier Vittorio Buffa
Nicola Maranesi
collaborazione alla regia
Paola Roscioli
luci e suoni Eva Bruno
organizzazione Silvia Ferrari
produzione Permàr
La Piccionaia
dueL
Archivio Diarstico Nazionale
“Milite Ignoto” racconta il primo, vero momento di unità nazionale. È, infatti, nelle trincee di sangue e fango che gli “italiani” si sono conosciuti e ritrovati vicini per la prima volta: veneti e sardi, piemontesi e siciliani, pugliesi e lombardi, accomunati dalla paura e dallo spaesamento per quel conflitto più grande di loro. Spaesamento acuito dalla babele di dialetti che risuonavano in quelle trincee. Il titolo scelto “Milite Ignoto” vuole evidenziare come la prima guerra mondiale fu l’ultimo evento bellico dove il milite ebbe ancora un qualche valore anche nel suo agire solitario, mentre da quel conflitto in poi, anzi, già negli ultimi sviluppi dello stesso, il milite divenne, appunto, ignoto, ovvero “dimenticato”: dimenticato in quanto essere umano che ha, appunto, un nome e un cognome. E una faccia, e una voce. Nella prima guerra mondiale, gradatamente, anche il nemico diventa ignoto, perché non ci sono più campi di battaglia per i “corpo a corpo”, dove guardare negli occhi chi sta per colpirti a morte, ma ci sono trincee dalle quali partono proiettili e bombe anonime, senza un volto da maledire prima dell’ultimo respiro. E nuvole di gas che
coprono ettari di terreno e radono al suolo interi battaglioni senza un lamento. E aerei che scaricano tonnellate di esplosivo dal cielo e navi che sparano cannonate a centinaia di metri di distanza. Uno sparare nel mucchio insomma, un conflitto spersonalizzato in cui gli esseri umani coinvolti sono semplici ingranaggi del meccanismo e non più protagonisti eroici della vittoria o della sconfitta. E proprio per riabilitare tanti eroi senza volto, l’attenzione di Perrotta si rivolge alle “piccole storie”, gettando altra luce sulla “grande storia”.

