Ci sono voluti vent’anni ad Anna Muylaert per realizzare “È arrivata mia figlia”. L’idea del soggetto è nata in seguito alla nascita del figlio della regista, momento in cui ha deciso di raccontare e portare sullo schermo la società brasiliana. Nel corso degli anni ha aggiunto, tagliato, modificato. Il risultato è un film di grande impatto, che ha letteralmente conquistato pubblico e critica sia a Berlino che al Sundance. Protagonista della vicenda è Val, un po’ governante e un po’ tata, un po’ mamma e un po’ amica. Val lavora nella casa di una famiglia benestante dove si prende cura dei loro figlio, Fabinho, come fosse suo. Quest’ordine, apparentemente perfetto, viene scombussolato dall’arrivo improvviso in città della figlia Jessica... A partire da un plot molto semplice la regista porta sul grande schermo la storia del suo Paese, in cui le differenze tra classi sociali sono ancora forti. Un bel film impegnato e profondo, che tocca il cuore raccontando vizi e virtù degli uomini con toni pacati e mai drammatici.