Jean-Pierre e Luc Dardenne si fanno ancora una volta grandi se non ineguagliabili narratori di un presente storico così esile e pieno di incongruenze da essere materiale amaramente interessante da trattare. Sandra, assistita dal marito, ha a disposizione solo un fine settimana per andare a trovare i suoi colleghi e convincerli a rinunciare al loro premio di produzione affinché lei possa conservare il proprio posto di lavoro. Marion Cotillard è una credibilissima musa proletaria, tutta pudore e orgoglio ferito ma senza un attimo di esagerazione o di esibizionismo del dolore. Non c’è vincitore in questo drammatico spaccato dei nostri tempi: siamo tutti sconfitti dal Dio Denaro. Grazie a una regia lucida, solida, diretta, che offre un’analisi cristallina e chirurgica, priva di didascalie o sentimentalismi romantici, i fratelli Dardenne portano sullo schermo un’epica proletaria divisa a metà, da una parte la forza della protagonista dall’altra la meschinità del mondo che le gira intorno. Un film crudo, schietto, ruvido, che racconta come la catastrofica crisi economica ha messo a dura prova le relazioni umane.