DON CHISCIOTTE - tragicommedia dell'arte
Stivalaccio Teatro
DON CHISCIOTTE - tragicommedia dell'arte
Stivalaccio Teatro
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È la compagnia rivelazione delle ultime stagioni: con loro rivive la commedia dell’arte e una visione di teatro che parla a tutti, un teatro popolare e di idee, di luci e di storie da raccontare. A partire dal loro primo grande successo: il divertentissimo Don Chisciotte ambientato a Venezia, anno 1545. Salgono sul patibolo gli attori Giulio Pasquati e Girolamo Salimberi accusati di eresia. L’unica speranza per loro è l’arrivo dei rinforzi, ovvero i colleghi della Compagnia dei Gelosi e intanto cercar di prendere tempo recitando una Commedia.
Soggetto originale di
Marco Zoppello
Elaborazione dello scenario
Carlo Boso
Marco Zoppello
Dialoghi
Carlo Boso
Marco Zoppello
Interpretazione e regia
Marco Zoppello
Michele Mori
Costumi e fondale
Antonia Munaretti
Maschere
Roberto Maria Macchi
Struttura scenografica
Mirco Zoppello
È la compagnia rivelazione delle ultime stagioni: con loro rivive la commedia dell’arte e una visione di teatro che parla a tutti, un teatro popolare e di idee, di luci e di storie da raccontare. A partire dal loro primo grande successo: un originale e divertentissimo “Don Chisciotte” ambientato a Venezia nell’anno 1545. Giulio Pasquati, padovano, in arte Pantalone e Girolamo Salimbeni, fiorentino, in arte Piombino, sono due attori della celebre compagnia dei Comici Gelosi, attiva e applaudita in tutta Europa tra il XVI e XVII secolo. Sono vivi per miracolo. Salgono sul palco per raccontare di come sono sfuggiti dalla forca grazie a Don Chisciotte, a Sancho Panza, ma sopratutto grazie al pubblico. A partire dall’ultimo desiderio dei condannati a morte prendono il via le avventure di una delle coppie comiche più famose della storia della letteratura, filtrate dall’estro dei due saltimbanchi che arrancano nel tentativo di procrastinare l’esecuzione, tra mulini a vento ed eserciti di pecore. E se non rammentano la storia alla perfezione, beh, poco importa, si improvvisa sul tema dell’amore e della fame, del sogno impossibile, dell’iperbole letteraria, della libertà di pensiero e di satira con “l’unico limite: il cielo” come direbbe Cervantes. Uno spettacolo sul pubblico, per il pubblico e con il pubblico, perché è quest’ultimo che avrà il compito di salvare i due attori dalla morte e con loro di salvare il teatro. Stivalaccio, attinge in assoluta libertà da quel contenitore straordinario che è il “Don Chisciotte”, rimasticandolo in un tosco-veneto condito di emilianismi e francesismi e prendendosi il permesso di “tirare per la giacchetta” autori come Leopardi, Pulci, Ruzzante, Dante, De la Barca, Shakespeare e tanti altri.