HIMALAYA - campo base
Chiara Frigo
HIMALAYA - campo base
Chiara Frigo
26 August 2017 | 14.00 e 17.00
Prezzo: €5.00
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Chiara Frigo porta al festival questo nuovo e inedito lavoro, ispirato dalle donne in movimento nel mondo. Parte di una numerosa umanità che migra, che si spiazza fisicamente e geograficamente alla ricerca di una base a cui approdare. Con un linguaggio sempre più a fuoco la coreografa italiana conferma la sua capacità di creare mondi avvolgenti e coinvolgenti, ma in grado anche di interrogare lo spettatore.
Coreografia e interpretazione Chiara Frigo
“Himalaya” è un ritorno a casa, un ritorno alla ricerca sul movimento e allo stesso tempo un modo per esplorare nuove pratiche. Ma è anche un ritorno al festival, dove Chiara Frigo ha mosso i primi passi, per presentare una nuova indagine attorno ai temi della montagna a partire dai suoi due opposti: la cima aerea e la base terrena. La montagna viene evocata come archetipo universale del sacro. Non a caso, fin dalle più arcaiche tradizioni sciamaniche, essa rappresenta l’asse che determina le direzioni dello spazio organizzato, collegando il divino e l’umano col mondo degli inferi. In ogni scalata c’è un tempo, nell’accampamento, per godere di ciò che c’è stato prima e per raccogliere le forze per il dopo. La scalata verso la vetta rappresenta il cuore di ogni impresa, e la congiunzione tra la base e la vetta è la chiusura di un cerchio. E anche la coreografa con questo solo chiuderà idealmente un ciclo, andando a recuperare tutto quello che un tempo le apparteneva e che ha dimenticato a causa delle novità che hanno conquistato la sua immaginazione.
Inspired by the novel written by René Duamal, Himalaya is a solo that represents the return back to a research about movement and at the same time a way to explore new practices. Chiara Frigo analyzes the mountain itself and the opposites it brings: the top and the base. Himalaya refers to “Mountain” as an universal archetype of the sacred, the place where the divine, the human and the inferior are connected, according to the shaman’s traditions. This work investigates how a choreography can be transformed into a rite, using musical scores by twentieth century’s composers.