Matteo Garrone conferma il suo valore con uno dei film più potenti dell’ultima stagione. Lo spunto iniziale è la vicenda del “canaro”, fattaccio di cronaca della Roma anni 80: un toelettatore per cani torturò e uccise il bullo di quartiere che lo vessava. Qui Marcello (Marcello Fonte, premiato come miglior attore a Cannes), separato dalla moglie e con una figlia, è una specie di ultimo tra gli ultimi, che nel suo negozietto in un ecomostro, cerca di tirare avanti facendosi accettare dagli abitanti del quartiere, e subendo le prepotenze di Simoncino, energumeno violento di cui molti si vorrebbero liberare. Sorprendente nel film è l’amore del regista per i suoi personaggi, mai guardati dall’alto in basso; a cominciare dal protagonista. Con il suo sorriso mite, l’uomo dei cani Marcello Fonte è indimenticabile, è il film stesso. Intorno a lui un coro di personaggi definiti con pochi tocchi, grazie anche a un cast impeccabile: perché Garrone è anche grande direttore d’attori.