EARTHBOUND Ovvero la storia delle Camille
Marta Cuscunà
EARTHBOUND Ovvero la storia delle Camille
Marta Cuscunà
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liberamente ispirato a Staying with the trouble di Donna Haraway (© 2016, Duke University Press)
di e con Marta Cuscunà
scena, progettazione e realizzazione animatronica Paola Villani
assistente alla regia e alla realizzazione animatronica Marco Rogante
scultura creature animatroniche João Rapaz (Oldskull FX)
dramaturg Giacomo Raffaelli
disegno del suono Michele Braga
disegno delle luci Claudio “Poldo” Parrino
direttore di scena, capo elettricista e fonico Marco Rogante
macchinista Simone Spangaro
sponsor tecnico igus® innovazione con i tecnopolimeri
Co-produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, CSS Teatro stabile di innovazione del FVG, Etnorama
Con il sostegno di São Luiz Teatro Municipal (Lisbona)
Con il supporto di Istituto Italiano di Cultura di Lisbona, i-Portunus, A Tarumba – Teatro de Marionetas (Li-sbona), i cittadini e le cittadine che hanno aderito al progetto #iosonoMecenate
In collaborazione con Dialoghi - Residenza delle arti performative a Villa Manin 2018/2020
Earthbound è uno dei racconti possibili del mondo nuovo in cui ci potremmo trovare a vivere domani, un monologo di fantascienza per attrice e creature animatroniche che trasforma in spettacolo il pensiero eco-femminista contemporaneo, ibridando la tradizione del teatro di figura con tecniche di animazione innovative.
Ma chi sono gli Earthbound? È Bruno Latour a inventare il neologismo “Earthbound” per rispondere al bisogno contemporaneo di definire la nostra specie in base a un nuovo rapporto con la Terra, che non si limiti più al cieco attaccamento al suolo, come fino ad ora aveva indicato la parola “umano” (da homo, hominis, strettamente legato al termine humus, “terra”). La questione climatica ci richiede di essere di nuovo sensibili e collegati a Gaia, ai suoi molteplici legami e rapporti simbiotici. Superare la frattura tra Uomo e Natura, riconoscendo che l’ambiente influenza lo sviluppo dell’individuo che esiste grazie a relazioni simbiotiche con altre specie come batteri, virus e funghi: questo nuovo approccio ci permetterebbe di trovare risposte ai mutamenti ecologici.
Secondo Latour, abbiamo bisogno di non essere più semplicemente “Umani” ma “Earthbound”. Nello spettacolo, che si ispira liberamente alle storie di fantascienza che Donna Haraway ha pubblicato nel suo saggio di ecofemminismo Staying with the trouble, gli Earthbound sono umani a cui sono stati impiantati i geni di creature in via d’estinzione con il duplice scopo di conservarne la specie e favorire una nuova prospettiva per l’adattamento dell’uomo con l’ambiente grazie alla simbiosi con il proprio doppio animale. Consapevoli che nessuna specie agisce da sola - nemmeno quella umana - per fronteggiare l’esaurimento delle risorse naturali ormai quasi prosciugate, gli Earthbound mirano alla drastica riduzione della presenza umana sulla Terra. “Fate legàmi, non bambini” è il primo comandamento di una politica di controllo delle nascite basata sulla sostituzione parziale dei legami di sangue con quelli di cura. Per gli Earthbound, la nascita di un bambino è una scelta collettiva, rara e preziosa, di cui l’intera comunità è responsabile. Per questo, a ogni bambino vengono assegnati almeno tre genitori.