Don Luigi è il boss delle pizzerie e ogni volta che incontra resistenza dai padroni di locali che non vogliono cedergli, spedisce Pericle che prima li stordisce con un sacchetto di sabbia e poi li sodomizza. Per disonorare, per spezzare orgoglio e volontà. Per il resto Pericle, che è una specie di orfano adottato dalla famiglia camorrista, viene trattato non molto diversamente da un cane fedele. Solo che quando viene mandato a punire il parroco della chiesa frequentata dagli immigrati napoletani, un prete troppo poco sottomesso, Pericle commette un errore... Da qui la sua vita diventa quella di un cane braccato. Il debutto narrativo di Giuseppe Ferrandino passò nel 1993 sotto silenzio e solo anni dopo sarebbe rimbalzato dalla Francia, dove lo aveva pubblicato Gailimard, per diventare un caso letterario grazie ad Adelphi. Tutto lo candidava al cinema ed è stato Riccardo Scamarcio (produttore, oltre che principale interprete) a compiere l'operazione. La regia di Stefano Mordini valorizza ogni elemento, a partire dalla recitazione di Scamarcio: cupo, desolato, animalesco, infinitamente solo, in una gran bella prova.