UNA RIGA NERA AL PIANO DI SOPRA
Matilde Vigna
UNA RIGA NERA AL PIANO DI SOPRA
Matilde Vigna
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monologo per alluvioni al contrario.
di e con Matilde Vigna
aiuto regia Anna Zanetti
dramaturg Greta Cappelletti
progetto sonoroAlessio Foglia
disegno luci Alice Colla
costumi Lucia Menegazzo
voce registrata Marco Sgarbi
direttore tecnicoMassimo Gianaroli
fonicoManuela Alabastro
elericistaSergio Taddei
oggetto di scena realizzato nel Laboratorio di ERT
scenografa decoratrice Ludovica Sitti
produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale
foto di scena e ritratti Mario Zanaria
si ringraziano Bruno De Franceschi, Massimo Vigna, Anna Paola Fioravanti, Adriana Malaspina, Luciano Trambaiolli e tutti coloro che ci hanno raccontato la loro storia
Spettacolo candidato ai Premi UBU 2022 come Nuovo testo italiano/scrittura drammaturgica
Autunno 1951: piove. La piena del Po rompe gli argini e il Polesine diventa un enorme lago di 70 chilometri quadrati. Si fugge senza poter scegliere cosa portare, si fugge per poter tornare, si torna per ricominciare.
Autunno 2021: piove. Una donna è alle prese con l’ennesimo trasloco, scandaglia le stanze, e decide di portare via tutto. Tutto quello che ha.
Il monologo intreccia le due storie, la tragedia naturale e la tragedia personale: perdita, smarrimento, fuga delle proprie case da un lato – separazioni, traslochi, mutui dall’altro. Due storie che arrivano a fondersi insieme, una riflessione sullo sradicamento volontario e involontario, sui grandi e piccoli eventi che cambiano le nostre vite che si apre alla domanda: Sarebbe mai possibile per noi perdere veramente tutto? Una riflessione sulla perdita, sul possesso, su quello che resta.
Il progetto sonoro di Alessio Foglia crea l’ambiente in cui Matilde Vigna colloca le sue parole. Nella scena spogliata il suono ci accompagna, ci traghetta tra passato e presente, diventa presenza, luogo, evento. Il rumore della piena, l’eco dell’alluvione, il silenzio che resta. Fare i conti con il caos, con quello che non possiamo calcolare, con la paura di perdere tutto – è questo il centro tematico di una riga nera al piano di sopra, affrontato attraverso un lavoro di studio approfondito dell’alluvione del Polesine del 1951, attraverso le parole di chi ha vissuto il disastro allora e l’ironia di una donna di oggi, che guarda al proprio disastro precario, personale e generazionale, cercando nuove possibili strade.