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BALASSO LEGGE BALASSO

Natalino Balasso

BALASSO LEGGE BALASSO

Natalino Balasso

07 Agosto 2014 | 21.00
Teatro al Castello "Tito Gobbi",
Bassano del Grappa
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Prezzo: € 15.00/12.00


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Natalino Balasso presenta in esclusiva assoluta per il festival il testo per un nuovo spettacolo che prende spunto dai discorsi di Colin Powell e Pepe Mujica.
“Quello a cui assisterete è uno spettacolo che non sarà più ripetuto. E’ una lettura di nuovi testi per un nuovo monologo. Di cosa possiamo parlare in teatro, oggi, se vogliamo che abbia un senso andarci? Di cosa ridere, ammesso che ci sia da ridere? Non è difficile notare che ultimamente le societá occidentali sono tornate a disparitá preottocentesche. Il mito della ricchezza, l’ambizione al matrimonio e alla sistemazione da parte di molte donne, l’assenza di orizzonti non preconfezionati nella testa dei giovani, l’idea del privilegio come effetto fisiologico della gestione del bene pubblico, sono effetti molto presenti, ma che sembravano allontanarsi dalle società evolute. E non solo la sfera occidentale, anche il resto del mondo sembra vivere un’involuzione, il fatto ad esempio che le società che hanno scelto l’islamismo si rivolgano alle forme più rigide di questo pensiero del mondo, sta a significare che l’insicurezza per il futuro porta inevitabilmente al trionfo della superstizione. Stiamo tornando all’inizio, stiamo passando dal via. Come possiamo raccontarci tutto questo senza cedere allo sconforto? Solo il teatro può farlo, attraverso la commedia, attraverso l’arte della risata. Chi mi conosce sa che non amo scrivere in teatro pièce sulla contemporaneità (...). Ho sempre trovato stucchevole la rappresentazione che i comici fanno della contemporaneità, con battutine sui politici o sul gossip giornalaro. Ho pensato però che ci fosse, perché c’è sempre stato in teatro, un modo migliore per rappresentare le nostre paure e i nostri desideri di oggi. Su questo modo migliore ho voluto indagare per scrivere un monologo che avesse senso recitare in teatro. Nel quale si ridesse, perché non appartengo a quel razzismo del pensiero che ritiene il comico inferiore al drammatico. Ma un monologo nel quale il ridere fosse una conseguenza quasi necessaria del racconto e non una finalità”. Natalino Balasso