Per il suo film più audace e dotato di maggiori aspirazioni Giovanni Veronesi è partito dal più casuale, umano e popolare degli spunti: la vera vita di Ernesto Fioretti, autista suo e di molti altri registi e attori del cinema italiano. Fioretti non ha avuto un’esistenza particolarmente eccezionale (questo è parte della forza della trama), come tutti ha attraversato le diverse fasi della storia italiana, come pochi ha vissuto gli alti e bassi della propria vita in coincidenza con gli alti e bassi del paese. Figlio di un tappezziere, tifoso della Roma, bambino, poi ragazzo, poi uomo e infine anziano. La sua è una storia per nulla diversa da quella di qualsiasi altro italiano della sua età, attraversa 30 anni di storia del paese tra fatti personali e sociali: dominio e fine dei socialisti, ascesa berlusconiana, sogni di gloria, amore autentico e inevitabili malattie. Un film sincero e commovente che conferma per l’ennesima volta lo straordinario talento mimetico di Elio Germano.