Nicoletta Favari strumenti elettronici Christopher Daniel Salvito strumenti elettronici
In questo programma, i musicisti di Passepartout Duo continuano a esplorare il loro fascino per la costruzione di strumenti musicali personalizzati. Una nuova suite di dispositivi elettronici accompagna il familiare set delle loro piccole percussioni portatili e oggetti trovati. Esplorando dimensioni sonore che sembrano esistere in parallelo, il Duo prova a creare delle momentanee collisioni che si possono esperire come qualcosa di più che la somma delle due parti.
concept e regia Sotterraneo con Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Lorenza Guerrini, Daniele Pennati, Giulio Santolini scrittura Daniele Villa
luci Marco Santambrogio costumi Eleonora Terzi, Laura Dondoli sound design Mattia Tuliozi elementi scenici a cura del Laboratorio di Emilia Romagna Teatro Fondazione macchinista costruttore Sergio Puzzo grafica Lorenzo Guagni, Jacopo Jenna responsabile produzione Eleonora Cavallo produzione Sotterraneo
con il contributo di ERT – Emilia Romagna Teatro, Fondazione CR Firenze sostegno Regione Toscana, Mibac residenze artistiche Centrale Fies_art work space, La Corte Ospitale, Elsinor/Teatro Cantiere Florida, Laboratorio Nove, Associazione Teatrale Pistoiese
Un diario linguistico nato dalla selezione di decine di vocaboli da lingue straniere, parole che indicano concetti complessi, universali, in vocaboli unici che non esistono in altri idiomi. Nel mondo esistono numerose “parole intraducibili”: in lingua inuktitut (parlata dagli inuit in Canada), ad esempio, la parola iktsuarpok significa “il senso di aspettativa che ti spinge ad affacciarti ripetutamente alla porta per vedere se qualcuno sta arrivando”; in giapponese tsundoku significa “impilare un libro appena comprato insieme agli altri libri che prima o poi leggerai”; in bantu (gruppo di lingue africane subsahariane) la parola ubuntu significa “posso essere una persona solo attraverso gli altri e con gli altri”. Sotterraneo ha selezionato decine di questi vocaboli e ha dialogato online con altrettanti parlanti madrelingua sul significato e l’uso di queste parole nella cultura di provenienza. Queste brevi “lezioni di intraducibilità” sono divenute la traccia per uno spettacolo che mette in scena le parole stesse, trasformando un piccolo dizionario in una sorta di drammaturgia atipica. L’intero spettacolo inoltre è attraversato dall’impossibilità di dar corpo ad alcuni concetti a causa delle limitazioni Covid: ma da pure restrizioni esse si trasformano in una risorsa scenica in grado di mettere in campo un pensiero sulle relazioni umane e l’incomunicabilità, ora che l’umanità è posta di fronte alla necessità di cooperare davvero su scala globale.
ideazione e regia Riccardo Pippa con Claudia Caldarano, Cecilia Campani, Giovanni Longhin, Andrea Panigatti, Sandro Pivotti, Matteo Vitanza
dramaturg Giulia Tollis maschere e costumi Ilaria Ariemme scena Anna Maddalena Cingi disegno luci Paolo Casati cura del suono Luca De Marinis vocal coach Susanna Colorni responsabile tecnico Alice Colla training e cura del movimento Claudia Caldarano /Sandro Pivotti
produzione Teatro Franco Parenti/ Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale/ Fondazione Campania dei Festival in collaborazione con Teatro dei Gordi
I Gordi, guidati dal regista Riccardo Pippa, continuano l’indagine su una forma teatrale che si affida al gesto, ai corpi con e senza maschere, a una parola-suono scarna e essenziale che supera le barriere linguistiche. Lo spettacolo prende corpo in un bagno in fondo a un corridoio o sotto la piazza di una città. Può essere che sia il bagno di un aeroporto, di un club o di una stazione di servizio. È un luogo a momenti caotico, disordinato, contraddittorio, un luogo di passaggio, dove c’è fretta, agitazione, rabbia, frustrazione, fremito, impazienza, stanchezza; un luogo d’attesa dove ci si può sedere, rompere il ritmo, fare una pausa e ricomporre pezzi di vita; un luogo d’incontro tra sconosciuti, un limbo, un angolo dei rituali per dominare il presente o il futuro, un’anticamera, una soglia prima di un congedo o di un battesimo del fuoco. Lo abita e lo attraversa un’umanità variegata e transitoria: se fuori ci si deve attenere alle norme sociali, ad una prassi, alle regole del gioco, alla sopravvivenza, dentro si dismette qualcosa, si cambia; è uno spazio di sospensione, anche di violenza, gioia pura e nudità, un luogo comune dell’interiorità dove andare oltre i limiti e le censure. Pandora completa un’ideale “trilogia della soglia”: in Sulla morte senza esagerare la soglia è lo spazio tra l’aldiquà e l’aldilà, in Visite tra il presente e il passato; in Pandora la soglia è il corpo, che, con la sua straziante fragilità, separa e congiunge il singolo e il mondo.
organizzazione e promozione Maria Donnoli, Marco Molduzzi artwork Marco Smacchia coproduzione E Production / Menoventi, Ravenna Festival, Operaestate Festival
Una riformulazione in chiave teatrale dell'avvincente indagine di Serena Vitale sul mistero della morte di Majakovskij: un giallo fantastico che cerca di mettere ordine agli ultimi frenetici giorni del poeta. Un’impresa quasi impossibile, fatta di dimensioni narrative e punti di vista che si scontrano davanti a una giuria implacabile: il pubblico. Raccontare gli ultimi giorni di Majakovskij significa raccontare la fine di una generazione straordinaria, la rapidissima parabola di un manipolo di ragazzi che si riunirono sotto il vessillo della Rivoluzione d’Ottobre, trasformarono radicalmente il modo di concepire le rispettive discipline e terminarono con violenza la produzione artistica o la vita stessa. Majakovskij fu il massimo esponente di quella generazione, il poeta più amato, idolatrato, invidiato, deriso. Negli ultimi due anni della sua breve esistenza iniziò a disseminare poemi e commedie con rimandi al viaggio nel tempo. Decise di rivolgersi direttamente ed esplicitamente ai posteri, escludendo i propri contemporanei, come se volesse ignorare il presente per inviare messaggi, preghiere e moniti agli “uomini del futuro”. La resurrezione – un altro modo di viaggiare nel tempo, a ben guardare - divenne un tema ricorrente. Perché? Secondo la compagnia Menoventi, Majakovskij stava già rinunciando a vivere nel suo mondo e nel suo tempo, rimandando la propria felicità a un mondo futuro, popolato da uomini e donne fosforescenti che appaiono anche in scena.
Sottotitolo: La Piccionaia/ Anagoor, Sotterraneo, Massimiliano Civica
Data evento: 27-08-2021
Dove: Centro storico
Prezzo: € 5
Orario: 18.30
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Tipologia: Teatro
Un percorso di frammenti d’autore sul tema del desiderio per ritornare a percorrere lo spazio pubblico dopo l’esperienza della quarantena “a distanza di sicurezza”. Tre luoghi di una città, studiati abilmente attraverso le immagini di Google Street View, diventano scenografia di un viaggio fatto di parole, suoni, musiche, azioni, di cui tre artisti differenti affidano la memoria sonora a testimoni speciali: gli spettatori, veri attori dello spazio urbano-teatrale della piazza.