Selezione di InBox Verde 2023 con Elisa Canessa e Federico Dimitri
Fascia d'età dai 3 anni, teatro d’attore, danza e circo
Prenotazione consigliata/posti limitati
L’Orso felice è un Orso che si fa molte domande e che ha nelle tasche, (non sapete che gli orsi hanno le tasche?), tre indizi: sono un orso molto gentile, un orso felice, un orso molto bello. Da questi indizi parte per un viaggio tra alberi che crescono se non li guardi, tra silenzi piccoli e grandi e incontri con animali e esseri speciali che lo accompagneranno alla scoperta del pensiero e della felicità. Un bellissimo viaggio alla ricerca del sé, condito da un umorismo e un sorriso leggero, come solo un Orso Felice può avere.
Summary: L’Urutau (in italiano il Nittibio) è un uccello sudamericano con una genetica filosofica profondamente mescolata al progetto Manifesto Cannibale.
Data evento: 19-08-2023
Dove: Chiesa di San Giovanni
Prezzo: € 5
Orario: 18.30
Tipologia: Danza
Prima Nazionale - Coproduzione del Festival
concept, regia, training Francesca Pennini dramaturg, dj set Angelo Pedroni cura del suono e assistenza tecnica Simone Arganini organizzazione, cura Matilde Buzzoni, Carmine Parise in scena i partecipanti alla call pubblica dedicata
coproduzione Operaestate in collaborazione con Centrale Fies | Art Work Space con il sostegno di MIC e Regione Emilia-Romagna
L’Urutau (in italiano il Nittibio) è un uccello sudamericano con una genetica filosofica, familiare al Manifesto Cannibale di CollettivO CineticO: è notturno, sta immobile tutto il giorno in posture improbabili, si mimetizza somigliando agli alberi, vede tenendo gli occhi chiusi ed è praticamente tutto bocca. Per coronare la sua gemellanza viene addirittura chiamato “l’uccello fantasma”. A lui è dedicata questa performance: un ibrido tra un rito sacrificale e un rave party congelato. Sono artisti e artiste, persone, esseri viventi che si allenano alla telepatia: tutto è fermo, eppure si genera un racconto per sottrazione, una narrazione intima e tremante. È una maratona senza chilometri, una metamorfosi ascetica che dedica il suo eroismo silenzioso ad una tifoseria in apnea. Urutau è l’occasione di condividere una condizione dei corpi studiata durante il processo creativo, di innescare una reazione chimica con una componente fondamentale: lo sguardo.
Urutau è una performance rituale partecipata aperta a tuttə. Francesca Pennini, coreografa di CollettivO CineticO, terrà un workshop di preparazione il pomeriggio stesso dell’evento, aperto esclusivamente a chi partecipa. Le iscrizioni sono a numero chiuso: presto il form online sul sito di OperaEstate.
narrazione di e con Luca Scarlini canti Beppa Casarin
h. 17.00 percorso a piedi con visita guidata al paesaggio: parcheggio e ritrovo al Garden Relais di Borso del Grappa
h.18.00spettacolo all’esterno del Santuario della Madonna dell’acqua di Mussolente
a seguire visita al Santuario e Buffet (necessaria la prenotazione) in collaborazione con CentOrizzonti
Con il sostegno di
Prenotazione obbligatoria
Paola Drigo (Castelfranco Veneto, 1876 – Padova, 1938), vissuta a lungo a Mussolente, fu narratrice di grande forza e voce importante e originale della narrativa italiana. Legata d'amicizia a Bernard Berenson e ai maggiori intellettuali del suo tempo, visse una esistenza appartata, ma seppe captare in modo perfetto, la situazione delle campagne tra Veneto e Friuli. Nei suoi racconti e diari infatti, narra della sua esperienza tra i contadini delle sue campagne, con un’empatia rara nella letteratura degli anni ’30. La sua memoria è legata soprattutto al romanzo Maria Zef (1936), drammatica storia contadina di ambiente friulano, adattata anche per la televisione nel 1981 da Vittorio Cottafavi. Nei pressi della villa dove abitò, sul colle che domina l’antica proprietà della famiglia Drigo e dove sorge il Santuario della Madonna dell’acqua, è ambientato l’evento teatrale che la ricorda, anticipato da un passeggiata guidata tra i colli circostanti e i sentieri natura. Il racconto di Luca Scarlini, scrittore, drammaturgo, storyteller, sarà contrappuntato da canti della tradizione orale veneta e friulana, proposti da Giuseppina (Beppa) Casarin, cantante e fine conoscitrice della tradizione popolare. L’amore, il lavoro, la montagna, l’emigrazione, le relazioni familiari, la preghiera sono i temi toccati dalla straordinaria poetica dei canti che esprime, il “sentire” e il punto di vista del mondo contadino e in particolare quello femminile sulla propria condizione.
Percorso a piedi con visita guidata al paesaggio - 40 posti disponibili - su prenotazione tel. 371 1926476 (Centorizzonti)
Apericena su prenotazione entro il 21 luglio (costo € 20,00) tel. 371 1926476 (Centorizzonti)
Info e prenotazioni solo spettacolo tel. 0424 524214 (Operaestate)
Umberto Jiménez Ríos, messicano, classe 1990, è specializzato in funambolismo, giocoleria, manipolazione di cappelli e clownerie. Con El Aletreo, l’artista porta in scena uno spettacolo sorprendente in cui impersona Kalambres, un personaggio che accompagna il pubblico alla scoperta dei libri e delle infinite possibilità di meraviglia e gioco che da essi emergono. Tra letteratura, musica e divertimento, Kalambres ricorda a grandi e piccoli quanto sia bello giocare con la fantasia, essere trasportati da mondi immaginari senza paura di ridere e sentirsi anche ridicoli.
Summary: La storia dell’alluvione del Polesine del 1951 abbraccia la storia di una donna adulta, che
tra separazioni, cambiamenti, traslochi, mutui, ci racconta di un’alluvione al contrario, piena di case, oggetti, possibilità di scelta.
di e con Matilde Vigna aiuto regia Anna Zanetti dramaturg Greta Cappelletti progetto sonoroAlessio Foglia disegno luci Alice Colla costumi Lucia Menegazzo voce registrata Marco Sgarbi direttore tecnicoMassimo Gianaroli fonicoManuela Alabastro elericistaSergio Taddei oggetto di scena realizzato nel Laboratorio di ERT scenografa decoratrice Ludovica Sitti produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale foto di scena e ritratti Mario Zanaria si ringraziano Bruno De Franceschi, Massimo Vigna, Anna Paola Fioravanti, Adriana Malaspina, Luciano Trambaiolli e tutti coloro che ci hanno raccontato la loro storia
Spettacolo candidato ai Premi UBU 2022 come Nuovo testo italiano/scrittura drammaturgica
Autunno 1951: piove. La piena del Po rompe gli argini e il Polesine diventa un enorme lago di 70 chilometri quadrati. Si fugge senza poter scegliere cosa portare, si fugge per poter tornare, si torna per ricominciare. Autunno 2021: piove. Una donna è alle prese con l’ennesimo trasloco, scandaglia le stanze, e decide di portare via tutto. Tutto quello che ha. Il monologo intreccia le due storie, la tragedia naturale e la tragedia personale: perdita, smarrimento, fuga delle proprie case da un lato – separazioni, traslochi, mutui dall’altro. Due storie che arrivano a fondersi insieme, una riflessione sullo sradicamento volontario e involontario, sui grandi e piccoli eventi che cambiano le nostre vite che si apre alla domanda: Sarebbe mai possibile per noi perdere veramente tutto? Una riflessione sulla perdita, sul possesso, su quello che resta.
Il progetto sonoro di Alessio Foglia crea l’ambiente in cui Matilde Vigna colloca le sue parole. Nella scena spogliata il suono ci accompagna, ci traghetta tra passato e presente, diventa presenza, luogo, evento. Il rumore della piena, l’eco dell’alluvione, il silenzio che resta. Fare i conti con il caos, con quello che non possiamo calcolare, con la paura di perdere tutto – è questo il centro tematico di una riga nera al piano di sopra, affrontato attraverso un lavoro di studio approfondito dell’alluvione del Polesine del 1951, attraverso le parole di chi ha vissuto il disastro allora e l’ironia di una donna di oggi, che guarda al proprio disastro precario, personale e generazionale, cercando nuove possibili strade.