STIVALACCIO TEATRO
La cena dei buffoni
STIVALACCIO TEATRO
La cena dei buffoni
Accessibilità
Luogo alternativo
in caso di maltempo
Palestra Comunale di Solagna, Via Papa Giovanni
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SOLD OUT
Prima Nazionale
regia Marco Zoppello
interpreti Sara Allevi, Matteo Cremon, Michele Mori, Stefano Rota, Pierdomenico Simone, Marco Zoppello
costumi Lauretta Salvagnin
produzione Stivalaccio Teatro
in coproduzione con Operaestate Festival
Con il sostegno di
Prenotazione obbligatoria
MENÙ
Entrée
Zucchina con erba menta, peperoncino, sedano e cardamomo
Aringa in bellavista
Primo
Risotto di stagione
Secondo
Trancio di trota al forno ai colori con olive, capperi, pomodori e zucchine
Dolce
Pinza con salsa al vino rosso
Digestivo "Mela Dry" con succo di mele, vodka, succo di limone, bitter e menta
Si mangia con gli occhi, si ride di gusto, ci si sbellica dalle risate… da sempre cibo e teatro sono legati in maniera indissolubile. Per una sera faremo un salto indietro, fino all’inferno Medioevale dei buffoni, dei giullari, ma anche al medioevo di pane e cipolla, pasta e fagioli, ceci, arrosti, lenticchie, polente e focacce.
Una cena animata o meglio, disturbata, da alcuni buffoni provenienti direttamente dal XV° secolo, epoca dei saltimbanchi e dei giullari.
Per allietare i commensali giunti da ogni dove per tal convivio, i guitti di Stivalaccio Teatro si esibiranno in monologhi, stornelli, travestimenti e chi più ne ha più ne metta! I condimenti delle pietanze, oltre ai sughi prelibati delle cucine, saranno la follia, l’iperbole, il grottesco, il basso corporeo mescolato con l’improvvisazione.
I grandi poeti hanno scritto pagine indimenticabili dedicate al mondo del gusto e della buona cucina. Ma in questa occasione, i buffoni serviranno antipasti profumati dai nomi discutibili, piccanti leccornie servite dalle Carampane, lauti secondi a base di porcello e ciuchino. Racconta il regista Marco Zoppello “L’inferno e tutti i suoi sulfurei carcerieri sono alla base della tradizione popolare e dei racconti dei cantastorie. Esso racchiude al suo interno l’alto e il basso, il tragico e il grottesco.
Ce ne consegna immortale esempio l’Alighieri con il suo diavolo Barbariccia, nel canto XXI dell’Inferno; senza nemmeno il bisogno di scomodare il diavolo Alichino, padre della celeberrima maschera dal vestito variopinto. Ma di storie, novelle, cantari e stornelli ce ne sono e ce ne sarebbero molti.
A narrare questi episodi sono tre attori o meglio buffoni, comici, reietti, gente disposta a tutto per portare il riso. Lo faranno servendosi dell’arte buffonesca, quella maestria quattrocentesca che partorì poi la grande tradizione dei comici dell’Arte”.