INTORNO ALLE CORTIGIANE DI CARPACCIO
Scarlini/Mesirca
INTORNO ALLE CORTIGIANE DI CARPACCIO
Scarlini/Mesirca
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II edizione del progetto “Ekfrasis: storie dell’arte”.
Dopo Artemisia Gentileschi è la volta di Carpaccio con una fra le sue opere più emblematiche e misteriose: le “Cortigiane”.
II edizione del progetto “Ekfrasis: storie dell’arte”. Dopo Artemisia
Gentileschi è la volta di Carpaccio con una fra le sue opere più emblematiche e misteriose: le “Cortigiane” del Museo Correr. Il titolo allude a una delle grandi industrie di Venezia, quella dei corpi e dei desideri, in una visione intima, familiare, il cui senso sfugge agli esegeti, dopo secoli di interrogazione dell’opera. La narrazione musicale è affidata alla chitarra di Alberto Mesirca
e allo splendido lavoro di recupero che il giovane ma già apprezzatissimo musicista, ha realizzato sull’opera di Francesco Da Milano e sui componimenti del manoscritto liutistico del 1565 conservato nel Duomo di Castelfranco Veneto.
Il nome è improprio, ma il mito è resistente. Carpaccio, maestro della narrazione pittorica, racconta nella sua opera un momento d’attesa. L’opera è la metà di un dittico, che nella parte superiore presenta una “caccia in laguna”. Le signore, forse erano nobili, ma l’appellativo di maliarde che piacque nell’Ottocento, venne loro da quei capelli alla moda, e quelle alte scarpe, con cui le signore sfuggivano al fango delle strade. Vittore Scarpazza, primo artista veneziano a trovar le lodi ne Le vite del Vasari aveva tratto ispirazione dagli artisti di Fiandra per un’arte del racconto, portato al sommo grado dell’espressione. Gli animali che contornano le dame sono un codice figurato d’amore, una dichiarazione di fedeltà matrimoniale, una allusione a notti di piacere. Le letture si sovrappongono, come è ovvio per un artista la cui esistenza è affidata a scarni documenti, resta per tutti l’abbacinante maestria del dettaglio, in uno dei quadri simbolici della Serenissima.
narrazione
Luca Scarlini
chitarra
Alberto Mesirca
programma
trascrizioni per chitarra del manoscritto liutistico del 1565 di
Francesco da Milano
(conservato nell’Archivio del Duomo di Castelfranco Veneto)