IL BARBIERE DI SIVIGLIA
di Gioachino Rossini
IL BARBIERE DI SIVIGLIA
di Gioachino Rossini
07 Novembre 2014 | 20.30
Prezzo: Platea € 35.00/31.00 Gradinata centrale € 28.00/26.00 Gradinata I° settore € 23.00/21.00 Gradinata II° settore € 18.00/16.00
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coproduzione con Comune di Padova
regia scene e costumi Francesco Esposito
ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO - CORO LIRICO LI.VE.
Melodramma buffo in due atti
libretto di Cesare Sterbini
dalla commedia "Le barbier de Séville"
di Pierre-Augustin Caron de Beaumaechais
Personaggi e Interpreti
Il Conte d’Almaviva - Matteo Macchioni
Don Bartolo, tutore di Rosina- Christian Starinieri
Rosina - Laura Polverelli
Figaro, barbiere - Bruno Taddia
Don Basilio, maestro di musica - Enrico Rinaldo
Berta, governante - Giovanna Donadini
Fiorello, servitore di Almaviva - Donato Di Gioia
L’ufficiale- Davide Zenari
Maestro concertatore e direttore Gianpaolo Bisanti
Regia Francesco Esposito
Scene Tommaso Lagattolla
Coreografie Gabriella Furlani Malvezzi
ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO
Coro città di Padova
maestro del Coro Dino Zambello
Corpo di ballo Padova Danza (Flavio Papini, Niccolò Nanti, Enrico Vignato, Maria Cusinato, Giulia Hornbostel, Silvia Bertoli)
Uno dei massimi capolavori di Rossini e una fra le più belle opere di tutti i tempi. E’ impossibile non apprezzarne le finezze e non lasciarsi coinvolgere dall’atmosfera giocosa, dalla girandola di trovate, fino a sorprendersi di una comicità che ha più di centocinquant’anni di vita. Merito della ricchezza
di idee musicali esplosive e del gusto per timbri vocali e strumentali particolarmente brillanti che ha saputo attraversare i secoli, mantenendo intatta un’inconfondibile dimensione di vivace divertissement.
Il Barbiere di Siviglia, con le sue melodie eleganti, i suoi ritmi trascinanti e il suo superbo stile di composizione, viene considerata la più grande opera buffa italiana, eternamente fresca nella sua vena comica e nella sua inventiva. Rossini era notoriamente pigro. Rimandava il completamento dei lavori commissionatigli fino all’ultimo momento, e spesso “prendeva in prestito” della musica dalle sue altre opere, per risparmiarsi la fatica di scriverne di nuova. La famosa ouverture del Barbiere era stata precedentemente utilizzata in altre due sue opere; eppure, il Barbiere di Siviglia fu scritta ad una velocità senza precedenti: undici giorni diceva lui, sicuramente dal “concepimento” alla stesura finale non passarono piu di venti giorni. Strabiliante se consideriamo che al tempo un buon amanuense era in grado di copiare in venti giorni proprio il numero totale delle pagine del manoscritto rossiniano. Come spesso capita nello strano mondo della lirica, Il Barbiere, alla sua prima rappresentazione - il 20 Febbraio 1816 al Teatro Argentina di Roma - fu un fiasco strepitoso. Il giovane Gioachino, con quell’opera, aveva osato sfidare il grande Paisiello, mettendo in scena, mentre era ancora vivo il famoso compositore napoletano, un’opera che lo
stesso aveva già musicato. Il confronto con Paisiello era temuto, tanto che nel libretto fu pubblicato un “Avvertimento al pubblico” in cui si affermava che: “Il Signor Maestro Gioachino Rossini, onde non incorrere nella taccia
d’una temeraria rivalità con l’immortale autore che l’ha preceduto, ha espressamente richiesto che Il Barbiere di Siviglia fosse di nuovo interamente versificato, e che vi fossero aggiunte parecchie nuove situazioni di pezzi musicali, che erano d’altronde reclamate dal moderno gusto teatrale, cotanto contagiato dall’epoca in cui scrisse la sua
musica il rinomato Paisiello.” Questo non evitò comunque che gli ammiratori del Paisiello boicottassero la “prima”, inveendo e rumoreggiando per l’intera esecuzione. A ciò bisogna aggiungere le mille disavventure che capitarono durante l’intera rappresentazione, lasciando esterrefatto lo stesso Maestro pesarese, che dal cembalo dirigeva
l’opera. Il basso Vitarelli, Don Basilio per l’occasione, al suo ingresso in scena inciampò e cadde battendo la faccia; addirittura un gatto apparve d’improvviso sul palcoscenico nel bel mezzo del finale e si mise a miagolare e a strusciarsi sulle gambe dei cantanti, fra le matte risate del pubblico! Ma già alla seconda rappresentazione il pubblico romano ebbe ad inchinarsi alla musica immortale del Barbiere, così come, a malincuore, ebbero a fare gli ammiratori del Paisiello.