Ava DuVernay, classe 1972, dopo aver vinto nel 2012 il premio per la miglior regia al Sundance Film Festival con “Middle of Nowhere”, cambia registro e decide di raccontare con “Selma, la strada per la libertà” uno dei passaggi più importanti della vita politica del reverendo Martin Luther King: la celeberrima marcia in Alabama per sostenere il voto dei neri. La scelta di intitolare la pellicola con il nome della città da dove partì la marcia è rappresentativa dell’intento di mettere in scena non tanto la vita del Dott. King, quanto la presa di coscienza di un’intera comunità che rivendica a pieno titolo diritti finora repressi e calpestati. Dall’altra parte la regista racconta l’uomo Martin Luther King senza alcun filtro celebrativo, mettendo in risalto l’umanità del reverendo con i suoi compromessi e le sue debolezze. La scelta quindi di allontanarsi da intenti agiografici diventa azzeccata e coerente con l’impianto della narrazione. Ne deriva un ritratto forte e credibile che diventa la forza di tutto il film.