LA SCORTECATA/ EMMA DANTE
La Scortecata
LA SCORTECATA/ EMMA DANTE
La Scortecata
03 Agosto 2017 | 21.00
Prezzo: €15.00 / €12.00
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“La scorticata” è uno dei racconti de “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile, lo straordinario autore del ‘600 napoletano che crea un mondo affascinante in forma di fiaba, diventato patrimonio comune a tutta la cultura mondiale. Il testo narra la storia di un re che s’innamora, ingannato, di una vecchia, finchè trasformata da una fata in una bellissima giovane, la sposa. Ma la sorella, altrettanto vecchia e invidiosa dell’altra, per farsi bella e giovane si fa scorticare viva. Col suo stile inconfondibile Emma Dante indaga il tema della bellezza e dei suoi paradossi.
Liberamente tratto da “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile
Testo e regia Emma Dante
con Salvatore D’Onofrio, Carmine Maringola
Elementi scenici e costumi Emma Dante
Luci Cristian Zucaro
Assistente di produzione Daniela Gusmano
Assistente alla regia Manuel Capraro
Produzione Festival di Spoleto 60, Teatro Biondo di Palermo
In collaborazione con Atto Unico, Compagnia Sud Costa Occidentale
Coordinamento e distribuzione Aldo Miguel Grompone
“Lo cunto de li cunti overo lo trattenimiento de peccerille”, noto anche col titolo di “Pentamerone (cinque giornate)”, è una raccolta di cinquanta fiabe raccontate in cinque giornate. Prendendo spunto dalle fiabe popolari, Giambattista Basile crea un mondo affascinante e sofisticato partendo dal basso. Il dialetto napoletano dei suoi personaggi, nutrito di espressioni gergali, proverbi e invettive popolari, produce modi e forme espressamente teatrali tra lazzi della commedia dell’arte e dialoghi shakespeariani. Come una partitura metrica, la lingua di Basile cerca la verità senza rinunciare ai ghirigori barocchi della scrittura. “La scortecata” narra la storia di un re che s’innamora della voce di una vecchia, la quale vive in una catapecchia insieme alla sorella più vecchia di lei. Il re, gabbato dal dito che la vecchia gli mostra dal buco della serratura, la invita a dormire con lui. Ma dopo l’amplesso, accorgendosi di essere stato ingannato, la butta giù dalla finestra. La vecchia non muore ma resta appesa a un albero. Da lì passa una fata che le fa un incantesimo e diventata una bellissima giovane, il re se la prende per moglie. In una scena vuota, due uomini, a cui sono affidati i ruoli femminili come nella tradizione del teatro settecentesco, drammatizzano la fiaba incarnando le due vecchie e il re. Le due vecchie, sole e brutte, si sopportano a fatica ma non possono vivere l’una senza l’altra. Per far passare il tempo nella loro misera vita inscenano la favola con umorismo e volgarità, e quando alla fine non arriva il fatidico: “e vissero felici e contenti...” la più giovane, novantenne, chiede alla sorella di scorticarla per far uscire dalla pelle vecchia la pelle nuova.