Summary: Best Regards è la lettera di D’Agostin a Nigel Charnock, scomparso nel 2012. Tra i fondatori dei DV8 negli anni ’80, performer e coreografo, i suoi spettacoli sono ricordati come esplosioni ipercinetiche.
Summary: In scena un triangolo amoroso, una storia d’amore narrata dai punti di vista di tutti e tre i personaggi, in una visione che nasce dalla convivenza tra la tragedia e l’umorismo, tra la prosa poetica e la danza.
Summary: Una sorta di “dietro le quinte” del nuovo progetto di Marta Cuscunà, dove, anziché portare lo spettatore nel backstage, è il backstage a diventare protagonista e a raggiungere gli spettatori
Summary: La performance affronta la questione della diversità, in particolare della cecità e del senso che ha oggi il ‘vedere’ in un mondo bombardato da immagini.
**AGGIORNAMENTO METEO** A causa del maltempo previsto, lo spettacolo "I figli della frettolosa" della Compagnia Berardi-Casolari, del 29 agosto ore 22.00, andrà in scena al Teatro Remondini di Via SS.Trinità 8/c a Bassano. Invariato l'orario.
testo e regia Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari
con Gianfranco Berardi Gabriella Casolari Ludovico d'Agostino Flavia Neri
e con il coro di attori non vedenti e ipovedenti
luci Matteo Crespi
assistente alla regia Matteo Ghidella
produzione Fondazione Luzzati - Teatro della Tosse, Sardegna Teatro, Teatro dell'Elfo con il contributo di Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti
I Figli della frettolosa è uno spettacolo che affronta il tema della cecità e del senso che ha oggi la parola 'vedere'. In un mondo iper-eccitato dal bombardamento di immagini e suoni che sempre più neutralizzano i sensi forti, ovvero la vista e l'udito, l’attenzione dell’individuo è sempre più distante dalla vera conoscenza dell’essere, dall’essenza. Il punto di partenza di queste riflessioni è quello di un cieco, di chi guarda ma non vede, di chi percepisce differentemente. La cecità è messa in scena allo stesso tempo come esperienza di vita reale, fisica, e come concezione metaforica, sinonimo di una miopia sociale ed esistenziale. Bastoni bianchi ed andatura traballante, timorosa, ma anche ostinazione, entusiasmo, desiderio di rivalsa: un coro composto da persone non vedenti come emblema dell’umanità intera, allegoria di una società smarrita e insicura, ma mai arrendevole. Il progetto coinvolge infatti un gruppo di persone non vedenti ed ipovedenti del territorio, che porta in scena insieme agli attori della compagnia un affresco del contemporaneo attraverso il quale raccontarsi e nel quale riconoscersi. Dopo l’esperienza di Amleto take away, spettacolo con cui Berardi ha vinto il Premio Ubu 2018, questa nuova produzione conferma la capacità della compagnia di mettersi in gioco a 360 gradi e di creare reti e collaborazioni tra teatri e istituzioni, ma soprattutto tra persone.