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Tipologia: Teatro, Musica
elaborazione drammaturgica e regiaMaurizio Panici
Un viaggio attraverso i canti della Divina Commedia che si fa metafora del viaggio che abbiamo compiuto durante la pandemia, nell’isolamento forzato e negli abbracci negati, nei desideri inespressi e nella volontà di uscirne migliori. Una discesa nel profondo diognuno di noi, fatta in solitudine ma con l’estremo bisogno di incontrarsi di nuovo e di abbracciarci in un rito condiviso che da sempre mette la relazione tra Humanae Genti al centro. I versi del sommo poeta ci accompagneranno tra sussuri e grida, mentre le immagini daranno al nostro “immaginario” quel nutrimento indispensabile per crescere come uomini e come Comunità.
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Tipologia: Teatro, Musica
elaborazione drammaturgica e regiaMaurizio Panici
Un viaggio attraverso i canti della Divina Commedia che si fa metafora del viaggio che abbiamo compiuto durante la pandemia, nell’isolamento forzato e negli abbracci negati, nei desideri inespressi e nella volontà di uscirne migliori. Una discesa nel profondo diognuno di noi, fatta in solitudine ma con l’estremo bisogno di incontrarsi di nuovo e di abbracciarci in un rito condiviso che da sempre mette la relazione tra Humanae Genti al centro. I versi del sommo poeta ci accompagneranno tra sussuri e grida, mentre le immagini daranno al nostro “immaginario” quel nutrimento indispensabile per crescere come uomini e come Comunità.
Filippo Tognazzo voce narrante Ivan Tibolla polistrumentista
Prima Nazionale coproduzione Operaestate Festival Veneto
regia Filippo Tognazzo con Filippo Tognazzo musiche di Ivan Tibolla illustrazioni di Gianluca Bettio assistenza tecnica Enrico Bognolo a cura di Zelda Teatro con il fondamentale contributo di Mario Baggetto, Albino Mottes, La Consulta per l’ambiente di Rosà si ringraziano Associazione Fanti Rosà e Gruppo Alpini Rosà
La creazione è parte del progetto “Comunità/Cultura/Patrimonio per il contrasto alla povertà culturale” sostenuto da Fondazione Cariverona
Una nuova creazione ambientata nel “bosco di campagna” di Rosà, piccola oasi naturale curata da oltre vent’anni da un gruppo di volontari. Una storia di condivisione e impegno per ritrovare un equilibrio fra natura e attività antropica, resistendo a siccità, indifferenza, atti vandalici. A partire dalla condivisione con la comunità, nasce una drammaturgia originale a cura di Filippo Tognazzo e della compagnia Zelda, che invita alla riflessione sul rapporto uomo/natura, sulla biodiversità, sulle emergenze contemporanee. In un luogo emblematico: un meraviglioso bosco di pianura nel bel mezzo di una zona tra le più fortemente urbanizzate del nostro territorio. Una drammaturgia condivisa con la comunità e il territorio, sapientemente costruita da Filippo Tognazzo attraverso il dialogo con i cittadini, guidato da quella cura per la relazione che è chiave nel progetto artistico di Zelda. Con la consapevolezza che l’arte e la creatività costituiscano un momento essenziale di riflessione, crescita e confronto, lo spettacolo crea uno spunto di riflessione da cui partire, per immaginare un futuro responsabile, equo, sostenibile. Protagonista fin dal titolo, non a caso, un albero resistente: il Celtis Australis che abita i centri delle città per la sua resistenza all’inquinamento e l’ombra fitta che sa creare; un albero usato anche in falegnameria, per il suo legno durevole, in tintoria, per la sua corteccia da cui estrarre un particolare color giallo, e in cucina, per le bacche da cui si estrae una particolare confettura. Un albero cui dedicare anche poesie…
Luca Scarlini voce narrante Alberto Mesirca chitarra
Fryderyk Chopin (arrangiamentoTarrega) Notturno Op. 9 n. 2 Valzer Op. 34 n. 2 Preludes Op. 28 n. 4 – 7 Fernando Sor Les adieux - Fantaisie n 6, Op. 21 Etude Op. 9 n. 11 Fantasie Elegiaque Op. 57 – Six Valses Sylvano Bussotti Lorenzaccio
Luca Scarlini, storyteller e drammaturgo, insieme al chitarrista Alberto Mesirca, propongono un recital a tema romantico (e ambientato negli anni del Romanticismo letterario) sulla storia di Pietro Pagello (1807-1898), medico nato a Castelfranco Veneto e morto a Belluno, che fu famoso in tutta Europa per la sua vicenda d'amore con la scrittrice George Sand. Il medico e la scrittrice si incontrarono a Venezia, dove George Sand (pseudonimo di Amantine Lucile Aurore Dupin, che scelse un nome maschile per poter pubblicare le proprie opere letterarie) soggiornava in compagnia di Alfred De Musset. L'illustre coppia di scrittori aveva fuggito Parigi per celebrare il proprio amore sullo sfondo romantico e
poetico per eccellenza. Pagello era stato chiamato al capezzale di De Musset. come medico curante all'Hotel Danieli, e lì visse una storia con la scrittrice francese. De Musset tornò quindia Parigi, dove scrisse della vicenda nel suo Confessioni di un figlio del secolo, e lo stesso fece Sand, in toni più crudi, in Elle et lui; e ne scrisse anche il fratello di lui, Paul de Musset, nel satirico Lui et elle. Pagello seguì George Sand a Parigi, ma in breve tempo la scrittrice si stancò di lui e il dottore tornò in Italia, per stabilirsi a Belluno, dove esercitò la professione fino a età assai tarda, facendo di tutto per cancellare la presenza della Sand della sua vita. Un racconto romantico, che trae suggestioni da scrittori e scrittrici e da molte trame musicali, compresi brani di Chopin, anch’egli legato sentimentalmente a George Sand.
Musica, canzoni, poesie, racconti da Andrea Zanzotto
Nell’anno del centenario della nascita del poeta Andrea Zanzotto, Vasco Mirandola, con i musicisti Erica Boschiero e Sergio Marchesini, compie un viaggio a ritroso nella produzione del grande poeta, alla ricerca di quell’alone “dove i suoni possono dialogare con le parole per portare alla mente, al cuore, quello che la poesia dice ma non dice del tutto”. Pioniere della corrente ecologista nella letteratura italiana e uno dei pochi autori contemporanei sensibile al dialogo tra storia e geografia, la poesia di Zanzotto trova un’ambientazione ideale sul lungobrenta di Campolongo, per incontrare un nuovo modo di “ascoltare” Andrea Zanzotto. Mirandola, Boschiero e Marchesini infatti, tentano qui un’azione avventurosa: rendere in musica la poesia di Zanzotto, giù caratterizzata da una straordinaria musicalità. Lontani da un approccio puramente accademico, ma con l’obiettivo di suggerire un altro sguardo sulla poesia, gli artisti partono dall’ultima opera, Haiku for a season, dalla struttura poetica essenziale, minima, piena di silenzi e di riverberi. Un non-luogo letterario che diventa metro di misura per scegliere tra le poesie e i racconti della sua abbondante produzione. Guidati dalla domanda “quando e dove si crea questa sospensione, questo incanto fonico e limpidezza di pensiero?”, i tre percorrono a ritroso le sue opere, indagandone sperimentazioni e citazioni, per cercare qualcosa che definisca la contemporaneità, ferita da una situazione di sbandamento, di mancamento, e far ri-suonare ancora le parole di Zanzotto.